mercoledì 13 gennaio 2016

Cosa accade successivamente alla rottura di una relazione?

La fine di una relazione rappresenta un evento difficile da elaborare: perchè? 


Vorrei iniziare a trattare questo tema proponendo un caso clinico da me seguito e, successivamente, argomentarlo seguendo ciò che ho imparato dalla mia esperienza professionale:

S. ha 24 anni ed è una studentessa universitaria; S. aveva una relazione stabile da tre anni con un ragazzo della sua età con cui condivideva il suo percorso accademico (entrambi iscritti allo stesso corso di laurea), passioni e sogni di un futuro insieme. S. si reca presso la struttura in cui esercitavo riferendo di sentirsi molto giù a causa della rottura con il suo fidanzato, avvenuta tre mesi prima dell' incontro con me. S. era delusa dal comportamento poco chiaro del suo ex fidanzato che non le ha mai dato una spiegazione a lei comprensibile riguardo i motivi della rottura della loro storia. S. era costretta, date le circostanze, ad avere un continuo rapporto con lui durante i corsi universitari: "continuare a vederlo mi fa arrabbiare; io lo saluto e lui è distaccato". Nonostante i suoi sforzi di far sembrare ad amici e familiari di "essersi ripresa", S. continua in seduta a parlare incessantemente del suo ex partner, facendo trasparire la sua rabbia e il suo dissenso. Anche quando mi proponevo di affrontare altri argomenti, S. rimandava tutto a quel lui che le aveva "spezzato il cuore": lo appellava come "incoerente e inaffidabile"; non riusciva a parlare d' altro. S. si era socialmente ritirata, passava le giornate in camera sui libri e non coltivava più i suoi interessi e le sue relazioni interpersonali. 

Il caso di S. rappresenta un esempio comune di relazioni finite, spesso senza comprenderne i motivi, che hanno effetti negativi sulla nostra vita e che ci portano a pensare ricorrentemente "a cosa è successo e perchè". 

La fine di una storia, più o meno lunga, rappresenta uno "stato di transizione" che ci porta verso una nuova condizione: dall' essere "noi" - coppia, al "noi" - soli . Elaborare questo status ha bisogno di tempo e può risultare complesso.

Quali sono le fasi di questa elaborazione?

1) In un primo momento, possiamo dire che ciò che sopraggiunge è uno "stato confusionale" che può essere indice di vari aspetti: non capire le ragioni per cui ci troviamo in questa situazione o avere ripensamenti sulla scelta presa; pensare di dover cambiare il proprio stile di vita che precedentemente era adatto alla coppia, su cui ora non possiamo più fare affidamento; scegliere "a chi affidarci" per promuovere il confronto e sentirci meno soli in questo percorso di cambiamento.

2) Successivamente, per metabolizzare i nostri vissuti, anche attraverso il confronto con amici e parenti con cui ci consultiamo e ci apriamo, tendiamo a "rimettere in tavola" tutto quello che è successo, cercando di trovare i motivi per cui siamo giunti a questa separazione dall' altro. Spesso questo processo tende ad essere razionalizzato o, al contrario, infittito dalle emozioni provate in quel momento; risulta per questo complicato riuscire ad analizzare con distacco l' accaduto.
Questo è ciò in cui S. ha trovato maggiori difficoltà: ferita e amareggiata non riusciva a razionalizzare l' accaduto e in ogni momento portava fuori i suoi sentimenti, principalmente di rabbia. Dopo due mesi S. tendeva sempre meno a "demonizzare" l' ex partner trovando invece utile marcare i motivi per cui "è stato meglio che mi abbia lasciata, una persona così non è affidabile e io non voglio una persona inaffidabile nella mia vita". 

3) Una volta che, come S, sopraggiungiamo all' analisi che più ci sembra adeguata, o che più rispecchia il modo in cui noi stessi maggiormente riusciremmo ad accettare la nostra condizione, c' è una fase in cui dobbiamo prendere consapevolezza del distacco, fisico ed emotivo, dall' altro. Dobbiamo riuscire ad accettare di non avere più il "controllo" su quella persona; non facendo più parte della nostra vita non possiamo venire a conoscenza delle sue attività, dei suoi pensieri e del modo in cui sta affrontando la situazione. Nel caso di S., come spesso accade, era impossibile elaborare il "lutto" (lutto inteso come la consapevolezza che l 'altro non fa più parte della nostra vita) in quanto spesso accadeva che incontrasse il suo ex partner in luoghi quali l' università. In quel caso elaborare il distacco diventa più difficile; pensiamo, appunto, all' elaborazione del lutto: questo è possibile solo perchè il "morto" non è più nelle nostre vite e, con il tempo, ci adattiamo a quell' assenza. Quando questo processo è impossibilitato da situazioni più grandi di noi che sfuggono al nostro controllo, questa fase potrebbe persistere per un tempo maggiore rispetto a quanto ci si aspetti, motivo per cui per S. non è stato facile passare alla fase successiva, se non dopo sei mesi.

4) Accettata l' assenza dell' altro, giungiamo ad una fase di sfiducia: tendiamo a pensare di non voler più soffrire come abbiamo fatto in precedenza, specialmente poichè è stato difficile superare la nostra situazione. Tendiamo a non fidarci degli altri, ad evitare i contatti o le relazioni profonde per paura di soffrire. Questa fase potrebbe anche rivelarsi assente in alcune persone che, al contrario, per un bisogno interno, tendono a unirsi con altri partner piuttosto che affrontare la solitudine.
S. aveva la possibilità di accettare degli inviti ad uscire da parte di un ragazzo che da tempo la corteggiava; S. rifiutava tali incontri perchè convinta di "dover stare da sola" non sentendosi capace di reinvestire in un altro rapporto.

5) L' ultima fase è rappresentata dal reinvestimento emotivo: superata la sfiducia, i rapporti interpersonali profondi non hanno più un retrogusto amaro e, preso atto delle nostre esperienze passate, reinvestiamo in un altro partner sperando di non incorrere negli errori precedenti (se di errori ne abbiamo riconosciuti). 

Elaborare la separazione non rappresenta un' esperienza facile da superare; all' inizio tutto può sembrare negativo e ci chiudiamo in noi stessi per paura di soffrire ancora. Il tempo aiuta a metabolizzare i vissuti, i sentimenti e le aspettative e, una volta pronti a reinvestire, nonostante la ferita che comunque ci portiamo dietro, saremo pronti ad affrontare nuove esperienze.



Quali sono le maggiori difficoltà che sopraggiungono, secondo voi, successivamente alla rottura di una storia? 

E' possibile "non soffrire"? 



Dott.ssa Fabrizia Tudisco 


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