lunedì 25 gennaio 2016

I disturbi comportamentali nei soggetti affetti da Alzheimer: come comportarsi?

I soggetti affetti da demenza di Alzheimer (AD) mostrano, oltre che una progressiva perdita di autonomia nella gestione delle attività di vita quotidiana e disturbi legati alla memoria, attenzione e percezione, anche dei disturbi comportamentali tra cui: ansia, agitazione, aggressività, disinibizione, deliri, allucinazioni e comportamenti auto/eterolesionisti
Le difficoltà dei familiari di tali soggetti consistono nell' impossibilità di fare i conti con queste manifestazioni, difficili da comprendere e gestire.


Il dosaggio farmacologico è necessario per poter gestire queste manifestazioni, sotto previa consultazione con il medico di riferimento; ai farmaci è però necessario affiancare comportamenti adeguati dei familiari: vediamo insieme quali sono. 


1. Il soggetto non vuole lavarsi: perchè e cosa fare.

Esempio: mio padre\madre non vuole lavarsi: si agita continuamente e spesso diventa aggressivo verbalmente e fisicamente se provo a lavarlo. Cosa devo fare?

Il motivo per cui spesso i soggetti AD rifiutano di lavarsi, o essere lavati, è  legato alla loro deficitaria capacità di giudizio: il soggetto è incapace di comprendere che lavarsi, dopo un determinato periodo di tempo, è necessario per la propria salute e pulizia personale. 
Perchè ci laviamo? Solitamente lavarsi è anche un modo per essere "socialmente desiderabili": un buon profumo, capelli puliti e aspetto desiderabile ci consentono di poter essere avvicinati dalle persone e stabilire dei rapporti sociali. In mancanza di capacità di giudizio\critica, lavarsi diventa superfluo, qualcosa che non si ha piacere a fare e che rende in qualche modo agitati.
Un altro motivo che spesso è causa di un comportamento aggressivo e agitazione nei soggetti nel momento del bagno\doccia, è legato all' agnosia (incapacità di riconoscere gli oggetti); i soggetti AD spesso non riconoscono gli oggetti che li circondano e non ne comprendono\riconoscono l' uso. Questo li spinge ad essere spaventati dagli oggetti che si utilizzano nel momento del bagno e ciò comporta, di conseguenza, comportamenti aggressivi. Pensiamo a come ci sentiremmo e come ci comporteremmo se all' improvviso, senza aver mai visto una doccia, qualcuno ci mettesse li "di forza" e aprisse l' acqua all' improvviso. Allo stesso modo il soggetto, spaventato, si agita e diventa aggressivo.
Spiegare, anche più volte, al soggetto che lavarsi è importante potrebbe essere inutile, specie in una fase avanzata della malattia in cui sopraggiunge l' afasia (difficoltà di comprendere messaggi verbali, ripeterli e produrli). Quando il canale verbale è deficitario, possiamo fare leva sulla capacità di imitazione e sulla capacità di riconoscere le espressioni del volto: possiamo sorridere per esprimere accordo o possiamo noi stessi effettuare i gesti adeguati che vorremmo fossero riprodotti dal nostro caro, così da essere imitati da lui.

2. Il soggetto non vuole mangiare: perchè e cosa fare.

Esempio: mio padre\madre non vuole mangiare: non deglutisce il cibo e si agita continuamente fino a diventare aggressivo se insisto. Cosa devo fare?



In alcuni casi i soggetti AD non hanno la facoltà di riferire cosa provano durante il momento dei pasti, per cui ci risulta difficile comprendere a cosa sia legata l' agitazione o il rifiuto del cibo durante il momento del pranzo\cena. In molti casi all' AD è associata la disfagia, ovvero l' impossibilità o il rallentamento nel deglutire autonomamente a causa di un indebolimento dei muscoli della mascella o in seguito ad effetti collaterali dei farmaci assunti.

Come fare per accudire il malato nel momento del pasto in caso di disfagia? Quando si assiste una persona con disfagia è importante seguire alcuni accorgimenti come:


- dar da mangiare al soggetto mettendolo seduto diritto, con un comodo sostegno per gli avambracci, e i piedi appoggiati a terra. Se il soggetto è a letto, allora il tronco deve essere alzato il più possibile;
- posizionare il capo o il collo, in base alla fase della deglutizione deficitaria, in diverse posizioni per facilitare o proteggere la discesa del cibo;

- consumare il pasto in un ambiente tranquillo, silenzioso e ben illuminato;
- aiutare il soggetto a mangiare lentamente, rispettando per ogni singolo boccone il volume consigliato e non introdurne un secondo se quello precedente non è stato completamente deglutito;
- far eseguire colpi di tosse volontari a intervalli regolari per liberare le vie aeree superiori dall’eventuale presenza di residui di cibo;
- evitare che, durante la somministrazione del cibo, il soggetto cambi posizione alzando, per esempio, la testa verso l’alto;


3. Tentativi di fuga dalla propria casa: perchè e cosa fare.


Esempio: mio padre\madre, quando agitato, vuole uscire di casa e non riesco a controllarlo; cosa devo fare?


"Sentirsi a casa" rappresenta una condizione in cui il soggetto si sente rassicurato: l' ambiente, gli oggetti e le persone a lui familiari lo rassicurano e placano lo stato di ansia. Quando, però, l' ansia prende il sopravvento il soggetto sente la necessità di andare via, uscire, senza sapere dove e senza avere un obiettivo preciso. In queste circostanze spesso si perde, non riconosce le strade e diventa un "vagabondo" disorientato. Per arginare questo problema è necessaria una cura psicofarmacologica che agisca sull' ansia e che "calmi" il soggetto al fine di prevenire tali comportamenti di fuga.

4. Confusione e agitazione che sopraggiungono specialmente di sera: perchè e cosa fare.

Esempio: mio padre\madre, durante la sera, manifesta maggiore agitazione e non riesce a dormire; cosa devo fare?

Solitamente nei soggetti AD si manifesta la "sindrome del tramonto", ovvero durante la sera sembrano più confusi rispetto alla mattina. Anche noi la sera, dopo che il nostro cervello ha lavorato tanto, ci sentiamo stanchi; questo accade anche nei malati AD: essere esposti a stimoli sensoriali (vedere e sentire quello che accade intorno a lui) provoca un senso di stanchezza dovuto al lavoro che il cervello fa per ricevere tali input. Altro motivo per cui di sera è facile che i soggetti AD siano confusi è quello legato alle ridotte afferenze sensoriali visive: di sera la nitidezza delle cose che vedono diminuisce e questo, nel malato, si traduce in confusione.
Cosa fare? Potrebbe rivelarsi utile aumentare la luminosità durante tutta la giornata e anche di sera; questo influisce positivamente anche sulla capacità di dormire di più durante la notte (se in questo modo, infatti, riusciamo a debellare in un certo senso l' agitazione psicomotoria, sarà possibile che uno stato di minore agitazione influirà sul sonno notturno, migliorandolo)


Quali sono altri problemi comportamentali che si manifestano e che sono molto difficili da gestire?


Sarò lieta di rispondere alle vostre domande.




Dott.ssa Fabrizia Tudisco

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